7.7.14

5 anni insieme, grazie di cuore


6 luglio 2009 - 6 luglio 2014

 Vi abbraccio virtualmente tutte/i ... continuate a seguirmi e...
se lasciate un commento mi farete felice!!!
Lisa ♡

5.7.14

"C'era una volta" festeggia il 5 anno! Grazie a tutti 06/07/09-06/07/014


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06/07/09

La Torta Vincente - Scritto da Manuela Di Maio

Al villaggio di Ortolandia anche quest’anno gli gnomi sono indaffarati a preparare una bellissima festa per dare il benvenuto all’Estate.
-Sistemate gli striscioni più in alto, forza! – urla Goffrey – e preparate tutte le bancarelle colorate ! -.
Intanto gnoma Iota svolazza sul villaggio in groppa a Regina la sua amica colibrì per controllare se i preparativi procedono bene.
- Come mi piace questa festa Regina. Ogni anno aspetto con impazienza questo giorno per partecipare alla gara di cucina. Come sono emozionata, chissà se quest’anno riuscirò a vincere! -.
-Tutto ok da qui Goffrey! – dice Iota – se non hai più bisogno di me, andrei a prepararmi per stasera -.
- Grazie Iota! A Più tardi e in bocca al lupo! – risponde il capo villaggio salutando l’amica.
Arrivata a casa Iota si mette il grembiule, si lava le mani e si mette subito ai fornelli per preparare il piatto da portare alla gara di cucina: una deliziosa torta alle carote!
Grattugia le carote e con farina, uova e zucchero inizia a impastare cantando allegra.
“I tuoi occhi belli vuoi far diventar, le mie carote devi mangiar, con tanta voglia le devi assaggiar e vedrai i tuoi occhi brillar”
- Musti dove sei? Devo andare al villaggio da Delizia a comprare un po’ di caramelle e dolci! – dice Monello – Eccoti su forza si parte! – Lo gnomo in compagnia del suo amico puzzola si avvia.
- Cos’è questa musica? – lo gnomo si ferma di colpo all’ingresso del villaggio, dove uno striscione immenso tutto colorato dà il benvenuto alla festa – Noooo! La Festa dell’Estate! Me ne ero completamente dimenticato! E ora? -.
Gnomo Monello si mette il mantello e dice alla sua amica puzzola – Musti tu aspettami qui all’ingresso che io faccio in un attimo – tira su il cappuccio per non farsi riconoscere e si avvia verso il negozio di dolci.
Nel frattempo nello stand dove si farà la gara di cucina, tutti gli gnomi sono molto agitati . – Goffrey ora che facciamo? Fra poco inizia la gara – dice gnoma Frugola.
-Semplice, dobbiamo trovare un sostituto! – risponde il capo villaggio. Eh sì perché gnomo Giuppi, uno dei giudici della gara, si è ammalato e se la giuria non è al completo, la gara non può aver inizio.
Tutti i partecipanti alla gara iniziano ad arrivare. Tra loro c’è anche gnoma Iota tutta euforica. In mano ha il suo cestello con dentro il suo delizioso piatto. A un certo punto qualcosa la spinge con forza a terra… si è scontrata con qualcuno. Per fortuna cadendo è riuscita a tenere dritto il cestino.
-Per tutti i broccoletti, ma chi è stato? – Iota alza lo sguardo e si trova difronte gnomo Monello tutto nascosto nel suo mantello e intento a raccogliere da terra tutte le caramelle che gli sono cadute durante lo scontro.
- Monello! Non potevi che essere tu! Ma non guardi dove cammini? – dice Iota rialzandosi da terra.
-Sei tu che non guardi ! – risponde maleducato lo gnomo
- Si certo, sei sempre il solito burbero! Scusa che ci fai qui alla festa? – prima che lo gnomo potesse rispondere, arriva Goffrey – Che succede qui? E cosa ci fanno tutte queste caramelle per terra? Monello….cosa hai combinato stavolta? -.
Iota spiega brevemente al capo villaggio quello che è successo, mentre insieme aiutano Monello a recuperare le sue caramelle.
-Bene se mi date le mie cose, io andrei a casa, che tutta questa musica mi ha già fatto venire il mal di testa – dice Monello. Proprio in quel momento a Goffrey viene una brillante idea.
-Non dovresti chiedere scusa a Iota per averla spinta a terra? – dice il capo villaggio
- Io non ho fatto niente, è lei che non mi ha visto! – risponde Monello
- Ho un’idea …. Per farti perdonare e se rivuoi le tue caramelle, devi venire con noi: abbiamo bisogno di te! -.
E così Monello si ritrovò seduto in giuria come giudice della gara di cucina. Il pensiero di dover assaggiare tutti quei piatti di verdure gli faceva venire i brividi, ma non poteva dire di no a Goffrey, lui era il capo villaggio! La gara è iniziata, piatti di ogni tipo da zuppe a verdure ripiene passavano davanti ai giudici per l’assaggio. Monello faceva una gran fatica ma sotto lo sguardo attento di Goffrey assaggiava sempre tutto e svolgeva il suo ruolo in modo impeccabile.
Finalmente è arrivato il turno di Iota: la sua torta di carote viene portata ai giudici. Tutti sembrano deliziati da questo piatto, anche Monello dopo il primo morso alla sua fetta non riesce più a smettere di mangiare.
“Accidenti che buona! Non posso credere che sia fatta con le carote” pensa lo gnomo leccandosi le dita.
La gara è finita e la giuria si riunisce per decidere il vincitore.
Goffrey sale sul palco – Amici miei, voglio ringraziare tutti perché anche quest’anno la festa è stata bellissima! Ora è arrivato il momento tanto atteso da tutti: l’elezione del vincitore della gara! – annuncia il capo villaggio prendendo la busta con il nome del vincitore.
I giudici hanno così deciso – dice lo gnomo aprendo la busta – Il vincitore di quest’anno è ….Iota con la sua buonissima torta di carote! –
La gnoma urla dalla felicità ed emozionata sale sul palco dove Goffrey gli consegna il premio – Congratulazioni Iota! -.
-Grazie, grazie a tutti ! – dice la gnoma commossa.
Goffrey scende dal palco e si avvicina a gnomo Monello – Che dire, bel lavoro amico mio. L’anno prossimo potresti tornare come giudice alla festa, hai visto che tanto male non sono i piatti con le verdure! E mi sembra che hai apprezzato molto la torta di Iota! – dice il capo villaggio consegnando un pacchettino a Monello – Qui ci sono le tue caramelle come promesso e, anche il pezzo di torta di carote avanzata – dice Goffrey facendo l’occhiolino allo gnomo e allontanandosi.
Monello prende tutto e lo mette nel suo zainetto, poi corre all’uscita del villaggio in cerca di Musti che come promesso era rimasta lì ad aspettarlo – Amica mia, non sai cosa mi è successo! – dice lo gnomo salendo in groppa alla puzzola – Corriamo a casa, stasera c’è una cenetta deliziosa che ci aspetta -.
E mentre rientrano a casa, lo gnomo sente già in bocca il sapore di quella deliziosa torta di carote!

Scritto da Manuela Di Maio
Immagini Serena Capellini

16.1.10

Fiaba del bosco

Tanto tempo fa, sulla terra non vi erano troppe differenze tra le piante, se non quelle relative al tempo.Le piante che erano nate prima,e quindi più adulte, chiacchieravano tra di loro, e le nuove si guardavano intorno incuriosite. La Novità, una particolare fata delle piante, già da tempo girava irrequieta tra la flora, senza riuscire a capire il perché di quel nervosismo. La fata percepiva che stavano cambiando le cose, e non sarebbe stata proprio lei a tirarsi indietro di fronte a quel cambiamento.

Nei giorni seguenti, la forza del vento aumentò gradualmente, sempre di più. Tanto aumentò che le piante più piccole, più delicate cercarono riparo tra quelle più adulte.Ci fu una grande migrazione,con le giovani piante che si divertivano da morire, rincorrendosi e girando intorno alle piante più adulte. A tutta quella festa alcune piante adulte reagirono bene, riscoprendosi anche loro "bambine" e partecipando alla gioia, altre, prima pian piano, poi sempre più manifestamente, cominciarono a dare segni di fastidio. Cominciò cosi' un'animata discussione sull'argomento, che portò le grandi piante a dividersi in due settori di opinione: quelle che amavano la gioia delle giovani piante e quelle che ne erano infastidite.

Il vento,che ascoltava senza esser visto,comprese l'origine della contesa, e decise che occorreva far rinascere nelle ultime qualcosa che si era perduto. Soffiò con sempre maggiore forza, sino a creare nelle piante una sorta di sonnolenza, di dormiveglia, quello che in seguito sarà chiamato il letargo. Al risveglio,le piante sentirono,con la percezione propria di ognuna, che qualcosa in loro era cambiato.

I giorni passavano, mentre il cambiamento prendeva piede, con grande gioia della nostra fatina, e diventava parte dell'esistenza; il clima divenne più fresco, infine più freddo, ed alcune piante,in particolare quelle che erano rimaste infastidite dalle grida delle piante più giovani, cominciarono a sentirsi vecchie, ad addormentarsi e perdere le foglie, mentre le altre rimanevano verdi, in virtù della loro propensione alla vita.

Fu così che nacquero le piante che perdevano le foglie nel periodo freddo, per poi rinascere con i tepori di quella che verrà chiamata la primavera. In questo modo,quelle piante che, tutte prese da se stesse, avevano dimenticato la bellezza di tornare bambine, lo avrebbero ricordato in continuazione: ogni anno avrebbero ricoperto il terreno dei gioiosi colori del tempo, per poi riassaporare il vigore della gioventù con l'inizio della nuova stagione.

30.11.09

Carlo Collodi

Carlo Collodi
Collodi, Carlo (alias Carlo Lorenzini)

Carlo Collodi nasce a Firenze nel 1826 con il nome di Carlo Lorenzini:
Collodi non è altro che il nome del paese di cui era originaria la madre
(all'epoca il paese Collodi era in provincia di Lucca, a partire dal 1927 è in provincia di Pistoia).
Abbracciando le idee mazziniane, partecipa alle rivolte risorgimentali del 1848-49.
Egli trova la sua vera strada quando, già avanti con l'età, si dedica alla letteratura per l'infanzia. Come funzionario al servizio dello stato unitario appena formato, inizia con la traduzione dei racconti delle fate di Perrault, per poi lavorare a vari libri pedagogici per la scuola.
Dopo Giannettino (1875) e Minuzzolo (1877)
scrive il suo capolavoro Le avventure di Pinocchio, che apparvero per la prima volta sul Giornale dei bambini nel 1881, con il titolo La storia di un burattino facendole terminare con il quindicesimo capitolo

Fedro

Fedro

Fedro è stato un favolista latino del I secolo d.C. Nativo della Macedonia, fu liberto di Augusto; poi sotto Tiberio subì le persecuzioni dei Seiano, che si era sentito colpito da qualcuna delle favole di più chiaro tono satirico; evidentemente riuscì a cavarsela; poiché continuò a scrivere fino al regno di Claudio.

Fedro introdusse nella poesia latina il genere della favola, riprendendo le favole esopiche cercando di adattarle all'ambiente romano. La sua opera non va però considerata come semplice rielaborazione di quella esopica. Invenzione di Fedro sono gli aneddoti storici, le novelline e i racconti allegorici. L'accento pessimistico che colora la semplicità e la naturalezza dei suoi senari giambici è personalissimo. Nel prologo del I libro (dei 5 da lui scritti) l'autore afferma che lo scopo dell'opera è duplice: stimolare il sorriso e dare ammaestramenti morali.

J.de La Fontaine

J.de La Fontaine
Prodotto dell'immaginario collettivo, partecipe di un fondo comune di conoscenze immediate, risalente probabilmente a un modello orientale, la favola si codifica in testi redatti sia in prosa sia in versi con finalità a carattere morale-didascalico, pertanto la sua trama non si esaurisce nella vicenda narrativa, ma vuole piuttosto evidenziare un messaggio di ordine etico, giacché assai spesso gli scrittori se ne valsero in rapporto a un contesto politico-sociale corrotto, da biasimare. Ed è proprio grazie a Jean De La Fontaine che la favola conosce il proprio momento d'auge in Europa durante il '700...

Esopo
Esopo è stato un favolista greco del VII o VI sec, a. C., della cui vita pochissimo ci è noto. Probabilmente frigio di nascita, fu dapprima schiavo: poi, liberato da Xanto, compì numerosi viaggi. Una leggenda narra che, incaricato da Creso, re di Lidia, di portare offerte ad Apollo Delfìco, fu profondamente sdegnato dalla corruzione dei sacerdoti del tempio. Essi per vendicarsi nascosero tra i suoi abiti una coppa d'oro accusandolo poi di averla rubata: gli abitanti di Delfo lo condannarono per questo ad essere gettato dalla rocca Jampea. Un'altra leggenda lo dice gobbo e balbuziente. Esopo, dallo spirito argutissimo e geniale, compose numerose favole, spesso riferite agli animali, ma con trasparenti allusioni al mondo degli uomini. Le redazioni a noi giunte delle favole di Esopo sono dell'età ellenistica: si tratta di 400 favole brevi e di stile sobrio, concluse da una breve morale. I personaggi sono per lo più animali, ma anche uomini e dèi, o piante. Fra i maggiori imitatori delle favole esopiche furono Fedro e La Fontaine. La grande fama di Esopo e dei suoi protagonisti è dovuta alla semplicità e freschezza di efficacia educativa, dai temi perennemente vivi delle favole che riflettono la sapienza morale del popolo ma anche dalla forma allegorica.

Charles Perraut

Charles Perraut
La sua fama è legata a I racconti di mia madre l'Oca (Contes de ma mère l'Oye, 1697).
Si tratta di undici racconti di fate, otto in prosa e tre in versi, comprendenti alcuni dei più famosi e splendidi esempi di letteratura:

La bella addormentata nel bosco (La belle au bois dormant)
Cappuccetto Rosso (Le petit chaperon rouge)
Barba blù (Barbe bleue)
Il Gatto dagli stivali (Le chat botté )
Cenerentola (Cendrillon)
Pelle d'Asino (Peau d'âne)

Con questi racconti Perrault inaugurò un genere letterario, la fiaba, che non aveva in Francia precedenti letterari. I soggetti, ripresi dalla tradizione orale della favolistica popolare, raggiungono con lui una perentoria evidenza d'arte, per la perfetta semplicità e naturalezza dello stile che possiede una prodigiosa sobrietà .
Le sue fiabe sono divenute dei classici della letteratura per l'infanzia.

FRATELLI GRIMM

FRATELLI GRIMM

Jakob Ludwig Karl Grimm nacque a Hanau nel 1785 (morì a Berlino nel 1863).
Professore di lettere antiche e bibliotecario di Gottinga, fu destituito nel 1837 a causa delle sue idee liberali. Nel 1840 Friedrich Wilhelm IV lo chiamò a Berlin.
Con il fratello Wilhelm Karl (1786\1859), pubblicò una raccolta di Saghe tedesche (Deutsche Sagen, 1816-1818) e una di Fiabe (Kinder und Hausmärchen, 1812-1822), riprese dalla viva voce del popolo.
Sono testi orali, che spesso riprendono motivi di altri paesi.

Le due raccolte di saghe e fiabe ebbero vasta risonanza.
Biancaneve e i sette Nani
Pollicino
Hansel e Gretel
Riccidoro e i Tre Orsi

FIABE ANDERSEN

Il senso dietro la "fiaba"

"Adesso era felice di avere sofferto pene e travagli, perché lo avevano reso capace di godere pienamente dei piaceri e della gioia che lo circondava; perché ora i grandi cigni nuotavano intorno al nuovo venuto, e gli carezzavano il collo con i loro becchi, porgendogli il benvenuto". Il Brutto Anatroccolo.


FIABE ANDERSEN (Hans Christian)

La vita, le opere e le fiabe di Hans Christian Andersen.
Scrittore danese, famoso per le sue favole solo apparentemente destinate al pubblico dei più piccoli e rivolte, invece, anche agli adulti. La sua produzione è caratterizzata da una scrittura colloquiale e apparentemente ingenua, che vela i sofisticati insegnamenti morali delle sue favole.
Prima di ottenere il successo come romanziere e commediografo, Andersen studiò da attore e da cantante. Molti dei suoi racconti descrivono personaggi che trovano la felicitá dopo essere passati attraverso sofferenze e conflitti, come Il Brutto Anatroccolo e La Sirenetta, due tra le opere più famose dello scrittore.
Hans Christian Andersen nacque nei bassifondi di Odense, in Danimarca. Suo padre, Hans Andersen, era un povero calzolaio convinto di avere origini aristocratiche; la madre, Anne Marie Andersdatter, faceva la lavandaia. Per nulla colta e molto superstiziosa, rappresentó per il figlio il contatto col mondo del folklore e del mistero fiabesco. Divenne alcolizzata e morí nel 1883 in una casa di riposo per anziani indigenti. Si dice che la sorellastra di Andersen, Karen Marie, per qualche tempo visse come prostituta. Contattó il fratello solo un paio di volte, prima di morire nel 1846.

Da piccolo Andersen ricevette un'istruzione superficiale. Bimbo piuttosto emotivo, era soggetto ad ogni tipo di paure e, a causa della sua altezza, sproporzionata per l'età, e dei suoi interessi "effeminati" veniva spesso preso in giro dai compagni di scuola. Incoraggiato dai genitori, già da piccolo componeva le sue prime favole per sé stesso ed inscenava spettacoli di marionette. Suo padre amava la letteratura e lo portava spesso a teatro. "Mio padre esaudiva tutti i miei desideri", scrisse Andersen in The True Story of My Life (1846).
"Io ero completamente padrone del suo cuore, egli viveva per me. La Domenica mi fabbricava stereoscopi, teatrini e quadri, mi leggeva dei passi dalle commedie di Holberg e dai Racconti Arabi. É solo in quei momenti che posso dire di averlo visto davvero felice, perché non era mai stato soddisfatto della sua vita di artigiano."

Nel 1816 il padre morí e Andersen fu costretto ad iniziare a lavorare. Fu apprendista presso un sarto tessitore e, in seguito, in una fabbrica di tabacco. Anche stavolta il suo aspetto e i suoi modi furono presi di mira: una volta i suoi colleghi gli calarono i pantaloni perché sopettavano che fosse una ragazza.
Quando compì quattordici anni Andersen si trasferí a Copenhagen, per iniziare la carriera di cantante, attore e ballerino – aveva una bellissima voce da soprano. I successivi tre anni furono pieni di difficoltá, ma trovò lo stesso dei sostenitori che gli spianarono la strada, riuscendo a diventare membro del Royal Theater.
Quando, infine, qualcuno lo chiamó casualmente poeta, scatenó in lui un cambiamento di piani: "Mi trapassó l'anima ed il corpo, e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Sapevo che, da questo momento, la mia mente si era risvegliata alla scrittura e alla poesia." Cominció quindi a scrivere commedie, le quali vennero, però, puntualmente rifiutate.

Nel 1822 Jonas Collin, uno dei direttori del Royal Theater ed influente ufficiale del governo, diede una donazione ad Andersen per permettergli l'ingresso alla scuola di letteratura di Slagelse.
Visse nella casa del preside Meisling, il quale era infastidito da questo studente ipersensibile di cui provó a temprare il carattere. In mezzo ad un gruppo di allievi molto più giovani – avevano più o meno tutti undici anni - Andersen, che era di sei anni piú vecchio e aveva un aspetto piuttosto curioso (naso molto lungo e occhi ravvicinati) spiccava decisamente, attirando su di sé attenzioni non volute. Grazie ad un corso di lezioni private che Collin organizzó nel 1827 appositamente per lui, fu in seguito ammesso all'universitá di Copenhagen, presso la quale completó gli studi.

Nel 1828 scrisse un racconto di viaggio, Fodreise fra Holmens Kanal Til Østpynten af Amager, una storia fantastica nello stile dello scrittore romantico tedesco E.T.A. Hoffmann, pubblicò il poema The Dying Child in un giornale di Copenhagen e il Royal Theater produsse, nel 1829, un suo dramma musicale.
Phantasier og skisser, una collezione di poesie, vide la luce quando Andersen si innamorò di Riborg Voigt, segretamente fidanzata con il figlio del farmacista locale. "Aveva un adorabile volto, come quello di una bambina, ma i suoi occhi erano vivaci e pensierosi, marroni e vividi" ricorda Andersen in The book of my life. Riborg sposò il figlio del farmacista, Poul, nel 1831, e quest'epilogo si rivelerà per lo scrittore una terribile delusione d'amore, che lo accompagnerà per tutta la vita: una sacca di pelle contenente una lettera della donna fu trovata al collo dello scrittore quando morí. Anche Evard, il figlio di Jonas Collin, ed Henrik Stempe furono, negli anni intorno al 1840, oggetti degli innamoramenti, mai concretizzati, dello scrittore.
"Vorrei davvero essere morto", disse Andersen ad uno dei suoi amici nel 1831, esprimendo non solo i suoi sentimenti riguardo alla storia d'amore non riuscita con Riborg, ma citando anche le parole di Werther dall'omonimo romanzo di Goethe del 1774. Andersen non incontró mai Goethe, ancora vivo quando fece il suo primo viaggio in Germania, visita che ispiró uno dei suoi numerosi racconti di viaggio.
Dal 1831 in avanti viaggió molto in Europa, e rimase un appassionato viaggiatore per il resto della vita, traducendo in racconti le impressioni che ogni luogo lasciava su di sé: scrisse racconti sulla Svezia, l'Italia, la Spagna, il Portogallo ed il Medio Oriente. Durante i suoi viaggi incontró, tra gli altri, Victor Hugo, Heinrich Heine, Balzac, e Alexander Dumas; dedicó A poet's day dreams (1853) a Charles Dickens, che aveva incontrato a Londra nel 1847. E a Roma incontrò il giovane scrittore norvegese Björnson.

Il primo lavoro che rese famoso Andersen come romanziere fu L'improvvisatore (1835). Ambientato in Italia, racconta la vicenda autobiografica dell'integrazione di un ragazzo povero nella società del tempo, un tema simile a quello del Brutto Anatroccolo e della scoperta di sé al quale Andersen sarebbe tornato in molti dei suoi lavori. Il libro ottenne un successo internazionale mentre l'autore era ancora in vita e rimase il più diffuso di tutti i suoi lavori. E.B. Browning scrisse affettuosamente al futuro marito descrivendo il romanzo, e dedicò la sua ultima poesia allo scrittore danese, nel 1861, poco prima della morte. Solo un violinista (1837), altro romanzo di Andersen, fu invece duramente criticato dal filosofo Søren Kierkegaard nel suo libro Af En endnu Levendes Papirer (1838, Dalle carte di uno ancora in vita), in cui scrisse: "La lotta priva di gioia che costituisce la vera vita di Andersen ora si ripete nei suoi scritti." Poco più tardi Andersen si vendicò con la commedia En Comedie i det Grønne (1840), che aveva un filosofo impacciato tra i protagonisti.

La fama di Andersen è dovuta principalmente alle sue Favole e Storie, scritte tra il 1835 ed il 1872. Favole, narrate per bambini apparve in un piccolo libretto a buon mercato nel 1835. In questa e nelle collezioni successive, pubblicate ogni Natale, Andersen aveva iniziato ispirandosi alle storie che aveva sentito da bambino ma traendone racconti originali. Il terzo volume, pubblicato nel 1837, conteneva La Sirenetta e I vestiti nuovi dell'Imperatore. Tra le altre favole più note di Andersen troviamo Il brutto anatroccolo, Piccolo Claus e Grande Claus, La Principessa sul pisello, La Regina delle Nevi, L'usignolo e Il soldatino di latta.
Con i suoi lavori, ispirati alla grande tradizione delle Mille e una Notte da una parte ed ai Racconti del Focolare dei Fratelli Grimm dall'altra, divenne definitivamente noto come il padre della favola moderna.

Andersen esplorò nuove possibilità narrative, sia nello stile che nel contenuto, ed utilizzò idiomi e costruzioni della lingua parlata in un modo nuovo per la letteratura danese a lui contemporanea. In un periodo in cui le favole erano principalmente didattiche, egli introdusse l'ambiguità, diede voce a personaggi che spesso avevano un ruolo marginale, come i bambini e gli emarginati, che nei suoi racconti hanno la funzione di amplificare il pensiero di Andersen sulle questioni morali: ‘“ Ma è nudo!”, disse infine un bambino.”

L'identificazione di Andersen con gli emarginati e i meno fortunati rendeva le sue favole particolarmente avvincenti. Alcune delle sue storie rivelavano un'ottica più che ottimista nel trionfo del bene, come La Regina delle Nevi e Il brutto anatroccolo, ed altre mancavano di lieto fine, come La piccola fiammiferaia.
Con La Sirenetta, una delle opere più note dello scrittore, Andersen esprime il desiderio di una vita normale, che lui non aveva mai avuto la possibilità di vivere. Nella favola la più giovane di sei principesse/sirene desidera ardentemente visitare la terraferma, nonostante fosse vietato agli abitanti degli abissi. Ma la realizzazione del suo desiderio diviene, alla fine, causa di grande dolore:

"Sapeva che quella era l'ultima sera in cui avrebbe visto colui per il quale aveva abbandonato il suo popolo, la sua casa, la sua voce straordinaria, ed aveva sofferto quotidianamente un tormento senza fine - e lui non ne aveva idea. Questa era l'ultima notte nella quale avrebbe respirato la sua stessa aria, o ammirato il mare profondo o il cielo stellato. Una notte eterna senza sogni l'attendeva, perchè lei non aveva un'anima e non poteva guadagnarne una." (trad. L.W. Kingsland).

Le favole di Andersen furono tradotte in tutta Europa, con ben quattro edizioni pubblicate in Inghilterra solo nel 1846. I suoi lavori influezarono, tra gli altri, Charles Dickens (A Christmas carol in prose, The Chimes, The cricket on the hearth The haunted man and the ghost's bargain), Willam Thackeray e Oscar Wilde (The happy Prince, The nightingale and the rose, The fisherman and his soul), C.S. Lewis, Isak Dinesen, P.O. Enquist, la cui commedia, Rainsnakes, era incentrata su Andersen, Cees Noteboom, e molti altri scrittori. Elias Bredsdorf lamentò nel suo libro Hans Christian Andersen: The story of his life and work (1975), che le favole di Andersen erano state edulcorate e travisate dai traduttori britannici dell'epoca vittoriana.

L'ultimo amore non corrisposto di Andersen fu la cantante svedese Jenny Lind, che incontrò per la prima volta nel 1840. Jenny era la figlia illegittima di una direttrice scolastica. Secondo le sue parole, all'età di nove anni era una "brutta ragazzina con un gran nasone, timida e impacciata, e del tutto sottosviluppata." All'età di diciotto anni esordì come cantante con una potente voce di soprano. Il brutto anatroccolo divenne, tra le fiabe Andersen, la preferita di Jenny, e L'usignolo è considerato un tributo alla cantante, soprannominata "l'usignolo svedese".
"Addio," gli scrisse nel 1844, "Dio benedica e protegga il mio fratello come desidera la sua devota sorella, Jenny". Andersen non si sposò mai.

Tra il 1840 ed il 1857 Andersen intraprese viaggi attraverso l'Europa, l'Asia Minore e l'Africa annotando impressioni ed avventure in numerosi diari di viaggio. Scrisse e riscrisse le sue memorie, La favola della mia vita, ma l'edizione di riferimento è considerata quella del 1855. Durante i suoi viaggi lo scrittore si sentiva più rilassato e poteva prendersi più libertà di quando si trovava a Copenhagen, dove tutti lo conoscevano. All'età di sessantadue anni andò a Parigi, dove visitò un bordello. "Poi mi recai improvvisamente in un mercato della carne – una di loro era coperta di cipria, un'altra una popolana, una terza una signora. Io le parlai, pagai dodici franchi e me ne andai, senza avere peccato con le mie azioni, anche se oso dire di averlo fatto con i miei pensieri. Lei mi chiese di tornare, disse che io ero in verità molto innocente per essere un uomo." (da Hans Christian Andersen: The life of a storyteller di Jackie Wullschlager, 2001)

Andersen morì a Rolighed nella sua casa il 4 agosto dell'anno 1857.

La sua opera appare innovativa non solo nello stile ma anche nei contenuti: Andersen usò infatti un linguaggio quotidiano ed espresse nelle fiabe pensieri e sentimenti fino ad allora ritenuti estranei alla comprensione di un bambino, attraverso le vicende di re e regine storici o leggendari, ma anche di animali, piante, creature magiche e persino di oggetti.
Alcuni fra i suoi titoli più noti sono: Il brutto anatroccolo, "Il vestito nuovo dell'Imperatore"., La regina delle nevi, Scarpette rosse e La sirenetta.
Le fiabe di Andersen sono state tradotte in tutte le lingue e hanno ispirato innumerevoli opere teatrali, balletti, film, nonché opere d'arte figurativa.

Le Fiabe Andersen:

•La sirenetta
•La pricipessa sul pisello
•Il vestito nuovo dell'imperatore
•Il soldatino di piombo
•La regina delle nevi
•L'acciarino magico
•Il brutto anatroccolo
•L'usignolo dell'imperatore
•Il baule volante
•Il custode dei maiali (il guardiano dei porci)
•Il sale
•Il lino
•La pastorella e lo spazzacamino
•La diligenza a 12 posti
•Fiori piccola Ida
•La settimana di un piccolo elfo
•Cigni selvatici
•La piccola fiammiferaia
•L'angelo
•La favola dell'Abete
•Le scarpette rosse
•Pollicina