27.7.09

Fiori e leggende



FIORI E LEGGENDE

La rosa era anticamente consacrata alla dea Venere e tra le molte leggende che la riguardano la più nota è legata alla nascita di Afrodite, nuda, dalla schiuma del mare: pare che accanto le spuntasse un ceppo che il nettare degli dei fece fiorire in tante rose bianche.Una spina, conficcatasi nel tallone di Afrodite, fece uscire una goccia di sangue che tinse le rose di rosso.

La mitologia narra invece che il colore rosso delle rose derivi dal sangue di Adone ucciso da un cinghiale per volere di Marte, geloso della sua relazione con Venere.

Un mito greco racconta invece della dea Cloris che inciampando in una bellissima ninfa morta la trasformò in fiore: Afrodite aggiunse la bellezza, le tre Grazie la gioia e la seduzione, Dionisio il profumo delicato, lasciando a Zefiro il compito di allontanare con il soffio le nuvole in modo che Apollo potesse inondarlo di sole. Fu poi donato a Eros, dio dell'amore, che nominò la rosa "regina dei fiori".


Nella tradizione cristiana le rose sono dedicate alla Madonna.
Si racconta che cespugli spinosi di rose abbiano difeso Maria e Giuseppe nella fuga verso Betlemme, che rose spuntassero sul sepolcro e che fosse il sangue di Cristo a tingerle di rosso.
Accanto alla leggenda delle rose rosse del sangue di Cristo si sviluppa la versione che riscopre la rosa bianca lavata dalle lacrime della Madonna.
Nel Medioevo si moltiplicano i miracoli della Madonna legati alla rosa. Il termine Rosario, infatti,si unisce appunto alla visione delle rose, e al culto della Vergine.

Il mirto era caro ai greci, perché infondeva coraggio e potenza.
Ad Atene spettava ai poeti.
Era dedicato a Venere, dea della bellezza.

Si racconta che Afrodite, uscita nuda dalle acque, si rifugiasse per difendersi dalla concupiscenza dei fauni in un bosco di mirti, che le fu in seguito dedicato.

In Inghilterra, nei bouquet delle spose si unisce ai fiori tradizionali un rametto di mirto: per augurare protezione reciproca e amore completo.

La viola del pensiero cresceva in un grande prato verde. Nascosta ma profumatissima richiamava molti passanti che volevano godere del suo straordinario profumo. Temendo che l'erba così malamente calpestata si sciupasse e non desse più cibo e riparo ad altri animali, la viola rivolse al cielo una preghiera: che la gente non si occupasse più di lei e del suo profumo.
Il cielo ascoltò la preghiera: le tolse il profumo ma accrebbe la sua bellezza.

Il giglio deriva il suo nome dal celtico "li" che significa bianco.
I greci pensavano che, per la bellezza della forma e l'eleganza della struttura, fosse nato dagli dei.
Si narrava che Giunone, moglie di Giove, mentre allattava il figlio Ercole perdesse due gocce di latte: una si trasformò nella via Lattea, l'altra nel giglio.
Fu ancora l'intervento di Venere, con stami dorati, a mitigare il bianco eccessivo di questo elegantissimo fiore.

Il giacinto è legato alla mitologia greca.
Narra una leggenda che Zefiro e Apollo amassero entrambi Giacinto, un fanciullo di straordinaria bellezza.
In un impeto di gelosia, Zefiro tirò alla tempia del ragazzo un disco di bronzo. uccidendolo; Apollo. non potendo resuscitarlo, lo trasformò in fiore, dandogli il colore del suo sangue.
Il giacinto è spesso legato all'idea di gioco, divertimento, sport.

La margherita conserva ancora facoltà profetiche: gli innamorati calcolano sul numero dei petali del fiore le probabilità del loro amore.
Il nome inglese "Daisy' deriva dall'espressione: day's eye,, occhio del giorno.
Il suo nome scientifico, "bellis", deriva da una leggenda che racconta come Bellis, figlia del dio Belus, per sfuggire alle attenzioni dei dio della primavera, si trasformò in fiore.Un fiore che apre gli occhi di giorno e lì chiude di notte, appunto.

Il garofano è legato alla dea della caccia, Diana.
Amata da un giovane pastore. La dea prima lo seduce e poi lo abbandona alla disperazione.
Dalle sue lacrime nacquero fiori bellissimi, i garofani dall'aroma speziato e sensuale.
Anche la tradizione cristiana lega alle lacrime di Maria, ai piedi della Croce, la nascita dei garofani rossi.

La ninfea è legata a una leggenda molto poetica.
Di una ninfa bellissima si innamora il re Raggio di Sole; ma la fanciulla, vergognandosi del suo abito modesto di fronte a tanta luce, corre verso il lago in cerca di tesori da offrire, scende tra il fango e risale protendendo le mani colme d'oro.
Tuttavia il peso di quell'oro le impedisce di risalire alla superficie. Morirà sprofondata nel fango del lago e di lei rimarranno soltanto e per sempre quelle due mani bianche colme d'oro.
Di giorno aperte, per offrire a Raggio di Sole i tesori di quel dono e chiuse di notte per proteggerlo.

Il narciso e legato alla leggenda del splendido pastore Narciso, figlio di Cefiso dio dei fiumi.
Eccessivamente preso dalla propria avvenenza, Narciso non si cura dei turbamenti che agitano le ninfe e le giovani fanciulle: soprattutto non si cura di Eco, che lo adora disperatamente.
La dea Nemesi per vendicare Eco, ridotta allo stremo dalla passione non condivisa, conduce Narciso in riva a un fiume le cui acque gli rimandano come uno specchio l'immagine di se stesso.
Vinto dall'ammirazione per la sua bellezza riflessa, Narciso si sporge per toccare quell'immagine dalla quale non riesce a separarsi. Nel tentativo, annega e muore.
Il corpo di Narciso si dissolve e al suo posto nasce un fiore che porta il suo nome. Significa infatti, egoismo, autocompiacimento, incapacità di amare.

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